La storia della fondazione

La Fondazione nasce nel 1959, ad opera della vedova e di un gruppo di amici del dott. Pietro Varenna, già primario psichiatra dell’Ospedale Maggiore di Milano, desiderosi di commemorarne la figura e di continuarne l’opera. Nello stesso anno ottiene – con decreto del Presidente della Repubblica – il riconoscimento quale Ente morale.

La collocazione storica della Fondazione Varenna riferisce agli anni ’60, periodo in cui era ancora vigente in Italia la legge manicomiale approvata nel 1904 che, di fatto, equiparava il ricovero in ospedale psichiatrico alla detenzione in carcere. Tra i diversi esiti negativi di tale situazione vi era l’impossibilità, per chi fosse ammalato a seguito di un disturbo mentale, di richiedere volontariamente un aiuto, tanto ambulatoriale (queste strutture non esistevano nel nostro paese), quanto ospedaliero (se non in ospedale psichiatrico…).

L’unica istituzione pubblica accessibile era, sempre a Milano, il Reparto psichiatrico dell’Ospedale Niguarda (aperto nel 1939 come Guardia I o, colloquialmente, “Neurodeliri”); questa struttura – peraltro riservata a tutte le possibili forme di discontrollo comportamentale acuto, incluso l’alcoolismo – era, di fatto, la porta d’ingresso del manicomio.

fondazione Varenna

In tale contesto normativo ed istituzionale, la Fondazione come prima propria e specifica attività scelse di aprire un Ambulatorio – pubblico e gratuito – a disposizione, soprattutto, delle persone sofferenti di depressione e/o a rischio di suicidio che avessero chiesto di essere curate. Sede dell’Ambulatorio – fino alla sua chiusura dopo circa 15 anni – furono i Caselli Daziari di Porta Venezia a Milano, presso i quali all’epoca era aperto anche un presidio di Guardia medica generale. Questa scelta, peraltro rappresenta il primo esempio di de-stigmatizzazione delle problematiche psichiatriche: presso la struttura si alternavano, infatti, diversi professionisti tra cui psichiatri, infermieri ed assistenti sociali, in parte remunerati  proprio con le proprie risorse dalla Fondazione e in parte operanti a titolo volontario.

Con il mutare del clima sociale e degli assetti normativi, l’attività dell’ambulatorio, dopo il primo periodo molto intenso, andò gradatamente scemando, finché l’approvazione della L. 180/78 (la cosiddetta Legge Basaglia) ne rese superflua l’esistenza dando l’avvio all’inserimento della psichiatria nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con la conseguente apertura di servizi pubblici e gratuiti, ospedalieri ed ambulatoriali.

anni ’80 e ’90: ricerca, approfondimento e supporto scientifico

Gli anni ’80 e ’90 vedono la Fondazione impegnata prevalentemente in attività di ricerca, approfondimento e supporto scientifico agli operatori della psichiatria riformata, sempre sui temi cruciali della prevenzione del suicidio e del trattamento della malattia depressiva; temi cui si aggiunge, per la specificità di quegli anni, quello della completa integrazione della psichiatria, prima dipendente dalle Provincie, nel SSN: tale impegno viene a caratterizzarsi grazie alla strettissima collaborazione con la neo-fondata sezione lombarda della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo) il cui Presidente fondatore, prof. Alberto Giannelli, è anche Presidente della Fondazione Varenna.

Personalità scientifiche di rilievo hanno presieduto la Fondazione negli anni, sviluppando studi, ricerche ed iniziative pubbliche sulla depressione ed il suicidio, sul rapporto tra psichiatria e ospedale generale, sulla dimensione pubblica di questa disciplina e sulla psicopatologia della fase adolescenziale.

Dei numerosi eventi scientifici di quegli anni sono testimonianza tre volumi e la rivista edita dalla Fondazione in collaborazione con la SIP-Lo (Psichiatria Oggi), in cui sono raccolti molti dei diversi contributi scientifici, clinici ed organizzativi prodotti dal gruppo di lavoro che la costituiva. La Rivista diventerà, a breve l’House Organ della Società lombarda di Psichiatria che tutt’oggi la edita online liberamente (senza contributi della Fondazione) con due numeri all’anno.

Negli anni ‘90, la Fondazione si impegna soprattutto in un progetto importante dedicato al tema dell’etica della cura in psichiatria. Costituito, a tal fine, un Comitato Etico – composto da psichiatri, psicoterapeuti, farmacologi, giuristi, bioeticisti, rappresentanti delle organizzazioni dei pazienti e dei familiari – dopo una lunga riflessione condivisa giunge alla redazione della cosiddetta “Carta di Milano”, codice etico-deontologico per la pratica psichiatrica. Il codice, per la sua rilevanza, verrà poi fatto proprio  a livello nazionale, oltreché lombardo – anche dalla Società Italiana di Psichiatria (SIP).

anni 2000: nuovi obiettivi

A partire dal 2005,  la presidenza della Fondazione, con l’ausilio di un rinnovato Consiglio di Amministrazione, dà luogo ad una radicale ridefinizione dei propri obiettivi con l’adozione di un nuovo Statuto, l’iscrizione al registro delle ONLUS e l’inserimento  tra i potenziali beneficiari del contributo derivante dal 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi. Ciò le permetterà di riprendere a pieno ritmo la propria attività concreta, in quegli anni meno vivace della prima fase storica, con iniziative culturali, scientifiche e cliniche. Vengono realizzati, ad esempio, due progetti pilota rivolti alla città di Bergamo: il primo dedicato alla sensibilizzazione dei medici di medicina generale rispetto ai disturbi mentali ed uno, che coinvolge circa 1400 studenti degli Istituti di istruzione secondaria superiore, che viene dedicato alla lotta contro lo stigma che grava sulle malattie psichiche e sui percorsi di cura e dura per circa due anni scolastici. Da questo progetto nascerà un volume, pubblicato congiuntamente dalla Fondazione e dagli Ospedali Riuniti di Bergamo, rivolto ad insegnanti, operatori ed all’opinione pubblica.

Parallelamente, viene anche ricostituito il Comitato Etico che rivede e rinnova, adeguandola al mutare dei contesti culturali e delle sensibilità bioetiche, la precedente “Carta di Milano”.

Sul piano clinico, la Fondazione contemporaneamente supporta – con un contributo economico – l’attività dell’Ambulatorio “Varenna” presso l’Ospedale di Bergamo: questa struttura, come agli inizi dell’attività solidale della Fondazione, si dedica al trattamento, appunto con accesso libero e gratuito, dei disturbi depressivi e d’ansia, due patologie particolarmente diffuse nella popolazione generale. Grazie all’impegno congiunto della Fondazione, che dura fino al maggio 2013, e dell’Azienda Ospedaliera (ora denominata ASST Papa Giovanni XXIII), questa progetto fornirà un’intensa attività erogando, nel 2013 (anno di maggiore impegno clinico), oltre 6000 prestazioni alla popolazione interessata da tali problematiche e divenendo una delle strutture pubbliche lombarde maggiormente diversificate sul piano dell’offerta psicoterapeutica e riabilitativa per i disturbi emotivi della sfera ansioso-depressiva.

gli ultimi anni

Negli ultimi anni la Fondazione si apre ad una nuova stagione di sostegno alla comunità  locale lombarda con iniziative e metodologie innovative estese anche di fuori degli ambiti d’interesse clinico più tradizionali della sua mission. In particolare, in occasione di Expo 2015, la Fondazione lancia una App con finalità psicoeducative e di sensibilizzazione sul tema alimentazione e disagio psichico e, nel 2017, organizza un Convegno a partecipazione internazionale dal titolo “Cyberbullismo, benessere psicologico degli adolescenti e nuovi media”.

Nella fase immediatamente precedente all’esplosione della pandemia COVID-19 la Fondazione ridisegna nuovamente la sua mission, anche a partire dal rinnovo del Consiglio Direttivo si impegna in azioni a sostegno della salute mentale in continuo dialogo con la complessità crescente dello scenario socio-culturale ed economico: purtroppo le criticità derivanti dalla situazione sanitaria globale fermeranno fino all’oggi la possibilità di declinarsi in iniziative sociali, culturali e cliniche pubbliche ma evidenzieranno l’assoluta urgenza di rilanciare – non appena possibile – rispetto ad interventi concreti di prevenzione e di presa in carico precoce dei fragili e delle loro famiglie sempre nella direzione degli obiettivi statutari e della confermata mission che l’attuale Consiglio Direttivo è determinato a sviluppare nel tempo.